Ebbene anche quest’anno siamo arrivati alla conclusione, fra
pochi giorni ci accingeremo a mangiare il panettone (chi potrà farlo)e passato
Natale, ci ritroveremo (chi più chi meno) a brindare ad un anno che se ne va, per fare posto al nuovo anno che si spera sia più prospero…la speranza si sa, è
l’ultima a morire.
Ebbene sì anche quest’anno purtroppo, anche l’attuale governo mangerà
ancora il panettone, a dispetto di chi gufava
fino a qualche tempo fa.
Non ci resterebbe che fare un bilancio, di questo 2013 che
sta per volgere al termine , ma siccome ci teniamo a mantenerci sani e felici,
pronti per festeggiare il Natale in famiglia, vogliamo evitare di farlo…anche perché
ogni anno è peggio del precedente.
Qualche ottimista si ostina a dire che vede la luce in fondo
al tunnel, noi da realisti sappiamo che, quella luce in fondo al tunnel è un
treno che sta arrivando a tutta velocità. E non c’è da stare tranquilli. In
questo caso, sarebbe meglio sperare nei famosi ritardi all’ italiana. Questo tipo
di treno è meglio non prenderlo mai, ve
lo garantiamo!
Gli ottimisti dicono che bisogna salvare questo paese, noi
da realisti diciamo che le ricette oggi proposte sanno già di vecchio, rivisto
e stantio.
Propositi per l’anno nuovo?
Non vogliamo fare previsioni, vogliamo solo fare quello che
abbiamo sempre fatto:
affrontare i problemi reali della ns gente e soprattutto portare
avanti quello che sta scritto
nell’art.lo 1 del ns statuto: L'INDIPENDENZA
DELLA PADANIA!
Questo è ciò che conta, l’ideale!
Ottimisti o realisti che siamo, dobbiamo sempre avere chiaro
in mente ciò per cui stiamo lottando.
Con la speranza che il nostro sogno possa finalmente
realizzarsi,
auguriamo a tutti i ns militanti, ai nostri simpatizzanti e
a tutti voi
i nostri migliori auguri di un sereno e Santo Natale e
di un Libero ed indipendente 2014!!
A 50 anni dall'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, molti sono i dubbi relativi a ciò che realmente accadde quel 22 Novembre del 1963 a Dallas.
Chi c'era dietro a quel tragico avvenimento ? Chi c'è tutt'oggi dietro ad altri tragici avvenimenti (non del tutto chiari) che hanno avuto come protagonisti altri uomini politici (vedi il caso Haider)?
Noi un'idea ce la siamo fatta.
Oggi, in occasione dell'anniversario dell'assassinio di Kennedy, vogliamo ricordare questo grande uomo con il discorso che probabilmente segnò la sua morte, ma che racchiude in se tutta la forza delle sue idee.
Quello che pubblichiamo è uno stralcio del discorso che pronunciò il 26 Aprile 1961 al cospetto dei massimi rappresentanti della Stampa
USA (la American Newspaper Publishers Association) riuniti presso l'Hotel
Waldorf-Astoria di New York. Un discorso che se lo si legge attentamente, oltre ad essere quanto mai attuale, vale più di tante parole. Abbiamo volutamente evidenziato alcuni passaggi secondo noi molto importanti, lasciamo a voi le riflessioni...
«La parola segretezza è in sé ripugnante
in una società libera e aperta e noi come popolo ci opponiamo storicamente alle
società segrete, ai giuramenti segreti, alle procedure segrete. Abbiamo deciso
molto tempo fa che i pericoli rappresentati da eccessi di segretezza e
dall'occultamento dei fatti superano di gran lunga i rischi di quello che invece
saremmo disposti a giustificare. Non c'è ragione di opporsi al pericolo di una
società chiusa imitandone le stesse restrizioni. E non c'è ragione di assicurare
la sopravvivenza della nostra nazione se le nostre tradizioni non sopravvivono
con essa.
Stiamo correndo un gravissimo pericolo,
che si preannuncia con le pressioni per aumentare a dismisura la sicurezza,
posta nelle mani di chi è ansioso di espanderla sino al limite della censura
ufficiale e dell'occultamento. Non lo consentirò, fin dove mi sarà possibile. E
nessun membro della mia Amministrazione, a prescindere dal suo alto o basso
livello, civile o militare, dovrebbe interpretare queste mie parole come una
scusa per imbavagliare le notizie, soffocare il dissenso, occultare i nostri
errori o negare alla stampa e al pubblico i fatti che meritano di conoscere.
Chiedo però a ogni editore, a ogni
direttore e a ogni giornalista della nazione di riesaminare i suoi stessi
parametri e di riconoscere la natura del pericolo che corre il nostro Paese.
Solitamente, in tempo di guerra, il governo e la stampa si sono uniti nel
tentativo, basato principalmente sull'autodisciplina, di impedire divulgazioni
non autorizzate al nemico. In tempo di chiaro ed effettivo pericolo i tribunali
hanno confermato che persino i diritti garantiti dal Primo Emendamento debbano
sottomettersi alla necessità pubblica di sicurezza nazionale.
Oggi non è stata dichiarata alcuna guerra
e, per quanto violento possa essere lo scontro, potrebbe non essere mai
dichiarato nel modo tradizionale. La nostra qualità della vita è in pericolo. I
nostri nemici dichiarati proliferano in tutto il globo. La sopravvivenza dei
nostri amici è in pericolo. Tuttavia, non è stata dichiarata alcuna guerra,
nessun esercito ha oltrepassato un confine, nessun missile è stato lanciato. Se
la stampa aspetta una dichiarazione di guerra prima di imporsi l'autodisciplina
delle condizioni di guerra, posso solo dire che nessuna guerra ha mai
rappresentato una minaccia più grande alla nostra sicurezza. Se state aspettando
un reale ed effettivo pericolo, posso solo dire che il pericolo non è mai stato
più reale e la sua presenza non è mai stata più incombente.
È necessario un cambiamento di punto di
vista, di tattiche, di finalità da parte del governo, della gente, di ogni uomo
d'affari o leader sindacale e di ogni giornale.
Poiché siamo osteggiati in tutto il mondo
da una cospirazione monolitica e spietata che si avvale principalmente di mezzi
occulti per espandere la propria sfera di influenza attraverso l'infiltrazione
piuttosto che l'invasione, la sovversione piuttosto che le elezioni,
l'intimidazione piuttosto che la libera scelta, la guerriglia notturna piuttosto
degli eserciti diurni. È un sistema che ha investito molte risorse umane e molti
materiali nella costituzione di una macchina efficientissima e perfettamente
oliata che combina operazioni militari, diplomatiche, d'intelligence,
economiche, scientifiche e politiche.
I suoi preparativi non vengono resi
pubblici, ma occultati. Ai suoi errori non vengono dedicati i titoli di testa,
ma vengono nascosti. I dissidenti non sono elogiati, ma messi a tacere. Nessuna
spesa viene messa in questione, nessuna indiscrezione pubblicata, nessun segreto
svelato. In poche parole, la Guerra Fredda viene portata avanti con una
disciplina di guerra che nessuna democrazia si augurerebbe o desidererebbe mai
di eguagliare. Ciò nonostante, ogni democrazia riconosce le restrizioni
necessarie alla sicurezza nazionale e resta da stabilire se tali limitazioni
debbano essere osservate più rigorosamente nel caso di un attacco di questo
tipo, come anche di una reale invasione e forse non ci sono consigli da dare.
Forse non c'è risposta al dilemma che una
società libera e aperta deve affrontare in una guerra fredda e segreta. In tempo
di pace, qualsiasi discussione a riguardo e ogni conseguenza, sono dolorose e
senza precedenti. Ma questo è un epoca di pace e di pericolo che non ha
precedenti nella storia. È dalla natura senza precedenti di questa sfida che
nasce il vostro secondo obbligo, un obbligo che condivido. È nostro obbligo
informare e mettere in guardia il popolo americano per essere certi che conosca
e comprenda tutti i fatti che deve sapere: i pericoli, le prospettive, le
finalità del nostro programma e le scelte da affrontare...
Ai vostri giornali non chiedo di
sostenere l'Amministrazione, chiedo invece il vostro aiuto nel fondamentale
compito di informare e mettere in guardia il popolo americano.
Nutro infatti un assoluta fiducia nella
risposta e nella fedeltà dei nostri cittadini a condizione che siano
completamente informati. Non solo non potrei soffocare le voci di dissenso fra i
vostri lettori, le auspico. Questa Amministrazione vuole essere trasparente nei
propri errori, perché, come disse un saggio: «Un errore non diventa madornale
finché non rifiuti di correggerlo». Vogliamo assumerci la piena responsabilità
dei nostri errori e auspichiamo che voi li indichiate quando manchiamo noi di
farlo. Senza dibattito, senza critica, nessuna Amministrazione e nessun Paese
può avere successo come nessuna repubblica può sopravvivere.
È questo il motivo per cui il legislatore
ateniese Solone definì un crimine per ogni cittadino rifuggire dal dibattito. Ed
è questo il motivo per cui la nostra stampa era protetta dal Primo Emendamento
l'unica attività in America specificamente protetta dalla Costituzione, che non
serve per divertire e intrattenere, per enfatizzare il triviale e il
sentimentale, o semplicemente per dare al pubblico ciò che vuole, ma per
informare, risvegliare, per riflettere, riconoscere i nostri pericoli e le
nostre opportunità, segnalare le nostre difficoltà e le nostre scelte, per
guidare, plasmare, istruire e a volte persino per fare infuriare l'opinione
pubblica.
Questo significa maggiore attenzione e
maggiore analisi delle notizie internazionali,perché non c'è più nulla di
lontano ed estraneo, ma tutto è vicino e ci riguarda.
Significa fare più attenzione al capire
le notizie e al perfezionarne la divulgazione. E significa che il governo, ad
ogni livello, deve onorare il proprio dovere di fornire più informazioni
possibili al di fuori dei più stretti limiti della sicurezza nazionale, e questo
intendiamo farlo. All inizio del Diciassettesimo Secolo Francis Bacon commentò
tre recenti invenzioni che stavano cambiando il mondo: la bussola, la polvere da
sparo e la stampa. Ora che i legami tra le nazioni tracciati all inizio dalla
bussola ci hanno resi tutti cittadini del mondo, le speranze e le minacce del
singolo sono diventate le speranze e le minacce di tutti noi.
I tentativi di vivere insieme,
l'evoluzione della polvere da sparo fino agli estremi ha messo in guardia
l'umanità sulle terribili conseguenze di un fallimento. Ed è quindi alla stampa,
biografa delle imprese dell'uomo, custode della sua coscienza, foriera delle sue
notizie, che ci rivolgiamo per avere forza e sostegno, fiduciosi che con il
vostro aiuto l'uomo diventerà ciò per cui è nato: libero e indipendente».
qui sotto potete ascoltare parte del discorso:
"Un patriota deve essere sempre pronto a difendere il proprio Paese contro il suo governo." Edward Abbey(scrittore statunitense)
“Rompiamo il Patto” 50 iniziative in Bergamasca per i Comuni virtuosi
Un bombardamento di iniziative in tutte le province della Lombardia
contro il Patto di Stabilità. Nuova protesta dei sindaci lombardi contro
la stretta ai bilanci comunali imposta dallo Stato centrale. Anche in
Bergamasca è stato lanciato rompiamoilpatto.org, la
campagna apartitica di centinaia di primi cittadini che hanno deciso di
fare fronte comune e chiedere a Roma la cancellazione definitiva del
"Patto di Stabilità".
Apartitica, ma con la Lega Nord a fare da megafono. Non a caso le
iniziative, 50 in tutta la Bergamasca nel prossimo week end, sono state
presentate nella sede provinciale del Carroccio. “Il messaggio che
vogliamo lanciare è molto chiaro e in linea con i vari momenti di
protesta promosse nei mesi scorsi – spiega Daniele Belotti,
segretario provinciale della Lega -: non è iniziativa partitica ma
vuole raccogliere il consenso di tutti i Comuni. Vogliamo ribadire che
così non si può più andare avanti. Paghiamo di più rispetto ad altri.
Non possiamo garantire servizi e permetterci di restare fermi, immobili
di fronte alle aziende che chiudono perché hanno crediti nei confronti
degli enti locali e non sono pagate. Non si può più tollerare. Stiamo
vedendo provincia come la nostra in grande difficoltà. Dipende dal patto
di stabilità, il nostro colpo di grazia”. Luisa Pecce
elenca cosa Bergamo potrebbe fare con i soldi bloccati a Roma. “Con 83
milioni di euro? Potremmo restaurare il teatro Donizetti, il polo
culturale della caserma Montelungo, fare qualcosa nell’area ex Riuniti,
un altro tema è il nuovo rondò di uscita dall'autostrada”. “Ad oggi il
patto obbliga il Comune a un risultato positivo di 12 milioni di euro –
spiega l’assessore al Bilancio Enrico Facoetti -. A
differenza dei vincoli di bilancio normali noi abbiamo un saldo positivo
di 8 milioni tra entrate e spese, per permettere una programmazione
minima delle opere. Gli oneri di urbanizzazione sono in calo e siamo
costretti a svendere il nostro patrimonio”.
Difficoltà nelle difficoltà, le norme continuano a cambiare. “La
legge di stabilità del 2013 prevedeva premi per i virtuosi – commenta il
capogruppo del Carroccio a Palafrizzoni Alberto Ribolla
-. C'è una totale incertezza per i bilanci comunali perché le
percentuali continuano a cambiare. Sono stati annullati i benefici della
cancellazione della virtuosità e ha comportato un ulteriore sacrificio
per tutti gli enti locali. Il cambio continuo dei parametri è inaudito”.
"Raccogliere 500.000 firme in due
mesi e dare così una svolta all’annoso problema della prostituzione in Italia.
È questo l’ambizioso obiettivo di Giovanni Azzolini, giovane sindaco della
città di Mogliano Veneto (28.000 abitanti), che si trova nella parte meridionale
della provincia di Treviso al confine con quella di Venezia. Stanco di fronteggiare
con strumenti inefficaci il problema dello sfruttamento della prostituzione,
che vede al lavoro ogni notte in un tratto di 12 km lungo la SS 13 Terraglio
più di 60 prostitute, il Sindaco ha deciso di passare ai fatti, proponendo un
Referendum popolareper l’abrogazione di alcuni articoli della Legge 75/1958
meglio conosciuta come “Legge Merlin”. Per questo ha depositato presso la
Suprema Corte di Cassazione la richiesta per avviare la raccolta firme per la
proposta referendaria, richiesta accolta e pubblicata il 19 luglio scorso. Ora
c’è da mettersi al lavoro. I tempi giuridici prevedono che i proponenti
raccolgano mezzo milione di firme in tutt’Italia a sostegno della richiesta e
che queste vengano depositate entro il 30 settembre 2013 in Cassazione. Se
tutto sarà regolare, sarà indetto il Referendum popolare. Giovanni Azzolini sa
di avere di fronte a sé un lavoro immane, complice anche l’estate che non
facilita certo la comunicazione dell’iniziativa ai cittadini, ma confida nella
collaborazione dei sindaci italiani. Più di qualcuno si è già reso disponibile,
a cominciare proprio da Jesolo (VE), dove un assessore si è messo a
disposizione per raccogliere firme lungo via Bafile e nelle discoteche del
litorale. “In pochi giorni - spiega Azzolini
- sono centinaia le mail arrivate in comune da persone di tutt’Italia che si
offrono volontarie per supportare quest’iniziativa. Scrivono da Mantova, Cremona,
Bologna e ci chiedono informazioni su come muoversi per portare avanti la
proposta. Ho chiesto all’ANCI di consegnare il modulo di raccolta firme a tutti
i comuni, affinché i cittadini possano recarsi in Municipio a firmare.”
Qualunque consigliere comunale, assessore, sindaco o notaio italiano può
raccogliere le firme sui moduli vidimati e per firmare non serve recarsi nel
comune di residenza, ma è sufficiente presentarsi in qualunque comune o ai
gazebo con un documento d’identità, così anche chi è vin vacanza può aderire
all’iniziativa. La proposta di referendum non vuole abolire la Legge Merlin, ma
chiede di abrogarne alcune parti così da consentire ai sindaci d’intervenire regolamentando
l’esercizio della prostituzione.
“Noi chiediamo di abrogare quella parte della
legge che vieta l’apertura delle case chiuse e l’esercizio della prostituzione
all’interno di alberghi, perché è chiaro che devono esistere dei luoghi di
tolleranza e che saranno i sindaci a decidere dove dislocarli. Non vogliamo
abrogare la parte di legge che prevede il reato di sfruttamento della
prostituzione, ma chiediamo di abrogare l’articolo che vieta allo Stato e ai
Comuni la registrazione o l’iscrizione di albi di questa professione.
Recentemente – prosegue il Sindaco Azzolini - ci sono sentenze della giustizia
tributaria che condannano le prostitute che non pagano le tasse, perché non
presentano la denuncia dei redditi, ma le prostitute non possono farlo perché
non essendoci un registro non possono avere un numero di partita iva.” Il referendum
rivoluzionerebbe quindi l’attuale stato di cose, intendendo l’esercizio della
prostituzione come un’impresa a tutti gli effetti, e sopprimendo le cause dello
sfruttamento. In Italia infatti prostituirsi non è reato, lo è invece lo sfruttamento,
ma rendendo impossibile prostituirsi in luoghi che non siano casa propria, la
legge Merlin ha di fatto creato un enorme problema, perché l’unica alternativa diventa la strada.
Quante invece esercitano la professione in casa creano disagi ai condomini e ai
quartieri. “In questi giorni mi stanno arrivando molti attestati di stima dalle
mie concittadine – conclude il Sindaco Azzolini - che mi avvicinano dicendomi
di proseguire in quest’iniziativa, condividendone in toto le motivazioni e gli
obiettivi. Questo mi fa ben sperare sugli esiti.” Dopo più di 50 anni, sarà
quindi un conterraneo della Merlin a metter mando alla legge della senatrice
padovana regolarizzando la prostituzione in Italia? "
"Immaginate di essere imprenditori e che vi propongano di investire una forte somma per l'acquisto di un'azienda industriale che presenta le seguenti caratteristiche:
- indebitamento con le banche e i fornitori oltre il 100% del fatturato annuo, e in aumento;
-margini di profitto in costante calo da 20 anni;
-macchinario vecchio, tecnologie superate, crescente concorrenza straniera sul mercato;
- personale poco qualificato e poco motivato, assente, assunto per clientela;
- i tecnici e i manager più qualificati se ne sono già andati;
-i dirigenti rimasti sono inaffidabili; si sospetta che abbiano intese con la concorrenza;
-il marchio di fabbrica è noto, con un passato insigne, ma oramai lontano;
-non è stata mai impostata una politica di risanamento e rilancio;
-vi è un grosso contenzioso con il fisco e un altrettanto grosso con l'Inps, e non si sa come finiranno;
-lo stabilimento ha bisogno di manutenzione straordinaria, ha il tetto in eternit da rifare;
-esso si trova in una zona mal servita, con pessime infrastrutture e lunghi tempi di
percorrenza per le merci;
- nella zona c'è criminalità organizzata, ogni tanto lo stabilimento subisce atti vandalici;
-l'azienda è soggetta al pizzo verso la mafia e deve pagare tangenti ai sindacalisti, ai politici, agli amministratori locali.
Se vi propongono di investire una grossa somma per comperare una simile azienda, accettereste mai? No? e allora perché investite la vita vostra e dei vostri figli nell'azienda Italia? Applichiamo la medesima logica all'Italia, come Paese in cui investire la vita, il lavoro, i risparmi, il futuro.
Se facciamo un consuntivo dell'unificazione d'Italia a circa 140 anni dal suo completamento, dobbiamo portare i libri nel tribunale della Storia per chiedere la dichiarazione di FALLIMENTO.
Perché secondo tutti i parametri, lo Stato "Italia" è un fallimento senza prospettive. "
Tratto dal libro "Basta con questa Italia-Secessione, Rivoluzione o Emigrazione?"
di Marco Della Luna - Ed. 2008
Ad una settimana dal voto, proponiamo qui di seguito un analisi delle recenti elezioni politiche. Riflessioni ce ne sono molte da fare, ma quello che colpisce è che, ancora una volta, l'Italia e gli italiani non sono riusciti a fare una vera rivoluzione, come la frase di Gattopardiana memoria “Occorre che tutto cambi perchè tutto resti com'è” , ci ritroviamo ad una settimana dal voto, a vedere sullo schermo della tv stracci che volano a destra e a manca, il bue che dà del cornuto all'asino. Non è cambiato nulla da "prima del voto" a "dopo il voto": la disoccupazione continua a salire, le imprese (piccole e medie) chiudono, la gente si ammazza, le banche si sfregano le mani....e noi? Pensiamo a Maradona che torna a Napoli..."c'est l'Italie"!
da Piazzolanotizia
UN POPOLO D'INGOVERNABILE ECCELLENZA
"Si vergognerebbe la cara e vecchia Atene. Si vergognerebbe Socrate, Platone e Aristotele. Si vergognerebbe persino Benito Mussolini e forse arrossirebbe di vergogna anche Vladimir Lenin, senza forse… Sicuramente. Scenderebbe in piazza anche Che Guevara, alla sinistra di Adolf Hitler. E tutti in un’unica piazza, magari quella di San Giovanni a Roma, ormai divenuta storica nella coscienza politica italiana, ci schiafferebbero in faccia l’amara verità: “Cari italiani di politica non ci capite proprio un cazzo”. Tutti insieme, nessun escluso a prescindere dal colore politico. In un unico comizio ci sbatterebbero in faccia queste parole di delusa amarezza, perché si può dir quel che si vuole, ma i cittadini del Bel Paese dal passato non hanno imparato assolutamente nulla. Nessun applauso per loro, la verità non viene mai applaudita, perché la verità fa male. C’è chi urla al rinnovamento e chi sostiene che il Movimento 5 Stelle porterà una ventata di freschezza in tutta la Nazione. In Italia la ventata di freschezza arriverebbe solo se un governo, ogni tanto così tanto per, riuscirebbe a rimanere in piedi per tutta la legislatura. Una legislatura che permettesse di risanare tutto quello che di buono non c’è. E nello stivale d’Europa sono più le faccende irrisolte che quelle risolte. Avverrà il miracolo? C’è da dubitarne profondamente. Abbiamo da una parte un Pd che non sa assolutamente dove sbattere la testa, lo stesso Pd che avrebbe potuto stravincere candidando Matteo Renzi. Ma il protagonismo di scellerati senza gloria ha vinto su tutto. Ed è così che il bucolico Pier Luigi Bersani si è preso il suo attimo di gloria, senza sapere che si stava mettendo un cappio al collo. Il Pd ha perso due volte. Ha perso non riuscendo a sovrastare il M5S. Ha perso scontrandosi contro il Popolo delle Libertà e ottenendo una vittoria pressoché risicata. Risultato? L’assoluta ingovernabilità dell’Italia. Una favoletta che si ripete ormai da tempo. Che gli italiani fossero masochisti è risaputo, ma che lo fossero fino a questi punti nessuno lo poteva immaginare. In scena anche l’unico vero animale politico di una campagna elettorale giocata a manciate di voti. È lui il re indiscusso della riscossa all’ultimo momento, Silvio Berlusconi. Che lo si ami o che lo si odi il trombeur de femme è riuscito nell’impresa. Riportare il Pdl in pista. Certo Santoro e Travaglio gli hanno dato un grossissimo aiuto. Le sue battute anti-intellettuali hanno sempre successo, come le sue promesse lanciate lì quasi per caso sul piatto dell’irragionevolezza. Ed è così che ci ritroviamo però un Beppe Grillo che appoggia la candidatura di un Dario Fo al Quirinale. Lo stesso premio nobel che con una sviolinata di altri tempi ha elogiato l’M5S. Sembra quasi un voto di scambio. Io ti appoggio, tu mi fai diventare Presidente della Repubblica. Cosa c’è di rivoluzionario in tutto questo? E se è vero, come si vocifera, che Beppe Grillo aprirà al Pd? Fino ad oggi il netto niet agli altri partiti è stato da sempre un suo cavallo di battaglia e il fatto che lo si possa mettere in dubbio lo porrebbe alla stessa stregua degli altri partiti. Li vedremo tutti alla prova, vincitori e vinti. Ma con i dati usciti dalle urne, la vera rivoluzione di queste elezioni in definitiva è il suicidio della democrazia. L’annientamento della speranza e la consapevolezza che siano un popolo di ingovernabile eccellenza."
Pubblichiamo un interessante articolo di Giuseppe Reguzzoni, alcuni spunti di riflessione utili per affrontare la campagna elettorale in queste ultime settimane.
Ce lo spiegano i fatti, più che i politologi.
Basta guardare certi esempi eclatanti, come le elezioni della Bassa
Sassonia, due settimane fa. La CDU, l’Unione Cristiano Democratica, il
partito della Merkel considerava quel Land, uno dei più importanti della
Germania, quello dove ha sede la Volkswagen, come un proprio feudo. Un
po’ come la Lombardia per il CentroDestra in Italia ... Candidato alla
Presidenza era un cavallo di razza come David McAllister, allievo
prediletto di Frau Merkel, al punto che gli avversari lo hanno
soprannominato McMerkel o Mutti’s Liebling, Cocco di Mamma. McAllister
si presenta bene in televisione. Buca lo schermo, come si dice. Di padre
scozzese e madre tedesca, spicca nel solitamente grigio panorama
politico tedesco perché non manca di humor, piace alla gente e gli piace
stare in mezzo alla gente. Eppure ha perso le elezioni, o, meglio, le
ha perse la CDU, il suo partito, che è il principale dell’attuale
coalizione di governo. La beffa è stata che le ha perse per 344 voti,
quelli mancati per fare eleggere in un solo collegio elettorale il
proprio candidato, invece di quello della SPD, l’opposizione
socialdemocratica. Mai farsi troppi nemici, mai epurare troppo ...
Questa è la prima morale. Ma ce n’è una seconda, non meno importante. E
lasciamo che a dircela sia un commentatore politico di eccezione,
Dieter Stein, direttore del settimanale berlinese “Junge Freiheit”, che
in un suo editoriale rileva come la CDU che si è presentata alle
elezioni, in fondo, non aveva un programma tanto diverso dalla SPD. È il
partito disciplinato della Merkel, che ha vinto l’ultimo congresso, ad
Hannover nel novembre 2012, con il 98,8 % dei voti. È un partito di
funzionari, scrupolosi e ubbidienti. Soprattutto è il partito che, con
la gestione Merkel, ha messo da parte i grandi temi etici, ha fatto
proprie le opinioni dominanti in tema di scuola, matrimoni omosessuali,
antifascismo di maniera, riferimento costante al politicamente corretto
per quel che riguarda moneta unica, Europa, immigrazione, islam e
identità culturale e religiosa. Perché mai votare un simile partito, la
copia della copia, quando a disposizione ci sono i Socialdemocratici e i
Verdi, che, almeno, sono la copia dell’originale depositato a
Bruxelles. Stein dà un quadro drammatico della situazione politica in
Germania: «Dal 2009 la CDU continua a perdere le elezioni, al punto che
si è arrivati alla situazione curiosa che la SPD, principale partito di
opposizione, è rappresentata al Bundestag, il Parlamento Federale, solo
per il 25%, ma governa in 13 Länder su 16 e ha, quindi, la maggioranza
nella seconda camera del Paese, il Bundesrat, o camera delle regioni,
potendo così bloccare qualunque politica del Governo Federale». E trae
una conclusione per la Germania, che, peraltro, è valida anche a casa
nostra: «Le elezioni in Bassa Sassonia dimostrano che anche delle
piccole minoranze, derise dalla maggioranza che ha il controllo del
partito, possono risultare decisive per le sorti di una votazione
popolare. In Bassa Sassonia l’1,1% è andato al partito dei Liberi
Elettori, euroscettici, ma tendenzialmente conservatori». Qualche
migliaio di voti andati persi a causa dello sbarramento al 5%, ma, per
vincere, ne sarebbero bastati 344, in un solo collegio. La gente non
vota gli apparati, vota le idee, i programmi, e le persone che li
portano avanti. E la gente può anche stancarsi. E questo, anche dalle
nostre parti, ha molto da dire all’arroganza di chi ha costruito le sue
liste a partire dal Palazzo e dai suoi intrighi.
Che serata! La cena della sezione
Lega Nord-Liga Veneta di Oderzo che si è tenuta ieri presso il ristorante
pizzeria Nuovo Ronche, oltre ad aver visto la partecipazione di una 90ina di
amici, militanti, sostenitori e simpatizzanti, ha riservato anche delle
sorprese…
Prima fra tutte la presenza del
nostro grande Governatore Luca Zaia, egli infatti ha voluto essere presente,
nonostante gli impegni serali, alla cena organizzata dagli amici della sezione
di Oderzo, fermandosi ai tavoli come un vero amico di famiglia, stringendo le
mani ad amici, militanti e sostenitori, che a loro volta gli hanno fatto
sentire il calore della gente comune. Invitato poi dal Segretario di Sezione
Michele Sarri, ha approfittato per fare un breve discorso incentrato sulla
regione e sulla difficoltà che l’Ente ha nel governare in uno Stato centralista
qual è quello Italiano, di come il Federalismo ed i costi standard siano ormai
necessari a far cambiare rotta a questo malandato Paese, sempre più a rischio
fallimento.
Concluso il discorso, si è poi portato
dietro le cucine, insieme alla squadra di ottimi pizzaioli, per cimentarsi
nella preparazione della pizza, di fronte al pubblico piacevolmente sorpreso da
questa dote “nascosta” del loro Governatore….e ve lo possiamo dire in tutta
sincerità: non solo è un ottimo Amministratore, ma anche un ottimo pizzaiolo!
Grande Luca!
Altre autorevoli presenze ha riservato
la serata, come l’Assessore Regionale all’Agricoltura, l’opitergino Franco
Manzato, il Senatore Giampaolo Vallardi, il Presidente della Provincia Leonardo
Muraro, Marica Fantuz sindaco di Meduna di Livenza, Firmino Vettori sindaco di
Gorgo al Monticano e tanti altri amici, segretari delle sezioni vicine.
Insomma una serata davvero fantastica,
una bellissima compagnia di gente accumunata da un forte spirito battagliero,
una forte passione politica, una grande amicizia e tutto questo sotto un unico colore…il verde
della Padania Libera…e noi lo speriamo presto!
Pubblichiamo un'interessante articolo pubblicato online, relativo alle elezioni presidenziali in Repubblica Ceca, che si sono tenute nella giornata di ieri e quest'oggi.
In particolare, si fa riferimento a come la stampa estera filo europea abbia già catalogato l'attuale presidente euroscettico Vaclav Klaus come "xenofobo" e "ultranazionalista di destra", solo per le sue atteggiamenti non in linea con le posizioni europeiste della maggioranza degli stati dell'Unione.
Questa ottima analisi porta a molte riflessioni, noi ad esempio ci chiediamo se sia proprio un male dichiararsi euroscettico, o se invece così facendo si hanno veramente a cuore gli interessi del proprio Paese?..come si suol dire: "ai posteri l'ardua sentenza!"
Nel frattempo, in questo momento, il dato che emerge dai seggi è che al balottaggio si sfideranno i due filoeuropeisti Zeman e Schwarzenberg. L'era Klaus sta purtroppo terminando.
La vera faccia (liberale) di Klaus
di Stefano Magni
Alla faccia del “nazionalista di estrema destra”: Vaclav Klaus, per celebrare il ventennale di indipendenza della Repubblica Ceca, ha proclamato l’amnistia per 7000 carcerati, giudicati non pericolosi. Un gesto liberatorio per celebrare un evento di liberazione. Come ultimo atto della sua presidenza, ormai avviata alla scadenza, ha scelto di compiere un’azione pannelliana, per usare i termini della politica italiana. Una cosa di sinistra. Un atto opposto alla “destra forcaiola”. Eppure, quelle poche volte che si parla di Klaus, spuntano fuori i soliti luoghi comuni. Secondo cui è un presidente reazionario, destrorso, nazionalista. Mai narrativa è stata più distante dalla realtà di un ex dissidente arrivato ai vertici del suo Stato. Come si è venuta a creare questa dissociazione? Prima di tutto perché, evidentemente, in tutti i Paesi che contano nell’Unione Europea è sparita una vera cultura liberale classica.
Chiunque proponga una visione differente (rispetto al pensiero socialista e democristiano) sul modello economico, sul multiculturalismo, sul futuro dell’integrazione europea e sull’ambiente subisce la marchiatura di “destrorso”, nelle sue varie declinazioni più o meno gentili. Geert Wilders, un libertario, è etichettato come “xenofobo”, perché osa dire che l’integralismo islamico è incompatibile con la società aperta. Nigel Farage, anch’egli libertario, è spacciato per “nazionalista e razzista”, perché osa protestare contro il progetto di unità politica europea e mostra più di un dubbio sull’immigrazione incontrollata. Klaus, più moderato rispetto agli altri due, passa comunque per “nazionalista” per motivi simili. Osa opporsi a ben tre tabù. Prima di tutto non crede e non ha mai creduto nella maggiore unità politica dell’Ue. Quando la Repubblica Ceca divenne presidente di turno dell’Unione, Klaus citò il liberale classico Frédéric Bastiat e sostenne che dalle frontiere passa il burro o passano i cannoni. La vera causa della pace, in Europa, è il libero commercio, la libera circolazione di merci, capitali, servizi e persone. Non uno Stato unitario europeo.
In sede non ufficiale, ma in ben più di un’intervista, Klaus sostenne che una maggior unità politica dell’Europa può renderci più simili alla defunta Unione Sovietica che non al mondo delle democrazie liberali. Se ogni nazione protegge la sua economia nazionale, ma, allo stesso tempo, vuole maggior centralizzazione dei processi decisionali europei, non abbiamo più la pace, ma la guerra di tutti contro tutti per imporre i propri interessi. È per difendere la libertà e la pace, non tanto la sua particolare e piccola nazione, che il presidente ceco si è opposto con tutte le sue forze al processo costituente europeo. Il secondo tabù che Klaus ha osato violare è sull’ambiente. Ha sempre messo in dubbio quello che, per i politici, è una certezza: l’idea che sia l’uomo a provocare, con la sua attività industriale, il riscaldamento globale. Klaus non crede che si debba limitare la crescita e vincolare l’attività umana nel nome di un fenomeno tuttora dubbio, quale è e resta “global warming”. Da ex dissidente, ritiene che l’ecologismo possa diventare il totalitarismo del futuro.
I regimi dittatoriali, infatti, hanno sempre fatto leva sulla paura. Si reggono sul terrore dell’inconoscibile: del mercato, di nemici esterni, di poteri forti segreti. L’ecologismo fa leva sulla paura di una catastrofe apocalittica e impone leggi sempre più liberticide. Ci vuole coraggio per sfidare questa angoscia diffusa. Klaus lo ha avuto, in tutti questi anni, pur essendo membro di un’Unione Europea che, ormai, è l’unica grande portabandiera della battaglia contro il “global warming”. Ma ancora più coraggio il presidente ceco lo ha avuto quando ha sfidato i luoghi comuni sulla crisi economica. È uno dei pochissimi che non attribuisce la colpa al libero mercato, bensì allo statalismo e ai suoi eccessi di spesa. Conseguentemente è uno dei pochi leader europei che hanno sostenuto un rimedio liberista per la crisi e scoraggiato nazionalizzazioni e interventi di stimolo economico. E la Repubblica Ceca non ha subito mai la recessione ai nostri stessi livelli. Per questi precisi motivi, sia i popolari che i socialisti (più simili fra loro di quanto non si creda) lo ritengono un “nazionalista”. Perché si oppone ai progetti che entrambi i grandi partiti vorrebbero imporre agli europei. Ora, però, ci devono spiegare perché un uomo di “estrema destra” decreta un’amnistia e si comporta da liberale.