Chi c'era dietro a quel tragico avvenimento ? Chi c'è tutt'oggi dietro ad altri tragici avvenimenti (non del tutto chiari) che hanno avuto come protagonisti altri uomini politici (vedi il caso Haider)?
Noi un'idea ce la siamo fatta.
Oggi, in occasione dell'anniversario dell'assassinio di Kennedy, vogliamo ricordare questo grande uomo con il discorso che probabilmente segnò la sua morte, ma che racchiude in se tutta la forza delle sue idee.
Quello che pubblichiamo è uno stralcio del discorso che pronunciò il 26 Aprile 1961
al cospetto dei massimi rappresentanti della Stampa USA (la American Newspaper Publishers Association) riuniti presso l'Hotel Waldorf-Astoria di New York.
Un discorso che se lo si legge attentamente, oltre ad essere quanto mai attuale, vale più di tante parole.
Abbiamo volutamente evidenziato alcuni passaggi secondo noi molto importanti, lasciamo a voi le riflessioni...
«La parola segretezza è in sé ripugnante
in una società libera e aperta e noi come popolo ci opponiamo storicamente alle
società segrete, ai giuramenti segreti, alle procedure segrete. Abbiamo deciso
molto tempo fa che i pericoli rappresentati da eccessi di segretezza e
dall'occultamento dei fatti superano di gran lunga i rischi di quello che invece
saremmo disposti a giustificare. Non c'è ragione di opporsi al pericolo di una
società chiusa imitandone le stesse restrizioni. E non c'è ragione di assicurare
la sopravvivenza della nostra nazione se le nostre tradizioni non sopravvivono
con essa.
Stiamo correndo un gravissimo pericolo,
che si preannuncia con le pressioni per aumentare a dismisura la sicurezza,
posta nelle mani di chi è ansioso di espanderla sino al limite della censura
ufficiale e dell'occultamento. Non lo consentirò, fin dove mi sarà possibile. E
nessun membro della mia Amministrazione, a prescindere dal suo alto o basso
livello, civile o militare, dovrebbe interpretare queste mie parole come una
scusa per imbavagliare le notizie, soffocare il dissenso, occultare i nostri
errori o negare alla stampa e al pubblico i fatti che meritano di conoscere.
Chiedo però a ogni editore, a ogni
direttore e a ogni giornalista della nazione di riesaminare i suoi stessi
parametri e di riconoscere la natura del pericolo che corre il nostro Paese.
Solitamente, in tempo di guerra, il governo e la stampa si sono uniti nel
tentativo, basato principalmente sull'autodisciplina, di impedire divulgazioni
non autorizzate al nemico. In tempo di chiaro ed effettivo pericolo i tribunali
hanno confermato che persino i diritti garantiti dal Primo Emendamento debbano
sottomettersi alla necessità pubblica di sicurezza nazionale.
Oggi non è stata dichiarata alcuna guerra
e, per quanto violento possa essere lo scontro, potrebbe non essere mai
dichiarato nel modo tradizionale. La nostra qualità della vita è in pericolo. I
nostri nemici dichiarati proliferano in tutto il globo. La sopravvivenza dei
nostri amici è in pericolo. Tuttavia, non è stata dichiarata alcuna guerra,
nessun esercito ha oltrepassato un confine, nessun missile è stato lanciato. Se
la stampa aspetta una dichiarazione di guerra prima di imporsi l'autodisciplina
delle condizioni di guerra, posso solo dire che nessuna guerra ha mai
rappresentato una minaccia più grande alla nostra sicurezza. Se state aspettando
un reale ed effettivo pericolo, posso solo dire che il pericolo non è mai stato
più reale e la sua presenza non è mai stata più incombente.
È necessario un cambiamento di punto di
vista, di tattiche, di finalità da parte del governo, della gente, di ogni uomo
d'affari o leader sindacale e di ogni giornale.
Poiché siamo osteggiati in tutto il mondo
da una cospirazione monolitica e spietata che si avvale principalmente di mezzi
occulti per espandere la propria sfera di influenza attraverso l'infiltrazione
piuttosto che l'invasione, la sovversione piuttosto che le elezioni,
l'intimidazione piuttosto che la libera scelta, la guerriglia notturna piuttosto
degli eserciti diurni. È un sistema che ha investito molte risorse umane e molti
materiali nella costituzione di una macchina efficientissima e perfettamente
oliata che combina operazioni militari, diplomatiche, d'intelligence,
economiche, scientifiche e politiche.
I suoi preparativi non vengono resi
pubblici, ma occultati. Ai suoi errori non vengono dedicati i titoli di testa,
ma vengono nascosti. I dissidenti non sono elogiati, ma messi a tacere. Nessuna
spesa viene messa in questione, nessuna indiscrezione pubblicata, nessun segreto
svelato. In poche parole, la Guerra Fredda viene portata avanti con una
disciplina di guerra che nessuna democrazia si augurerebbe o desidererebbe mai
di eguagliare. Ciò nonostante, ogni democrazia riconosce le restrizioni
necessarie alla sicurezza nazionale e resta da stabilire se tali limitazioni
debbano essere osservate più rigorosamente nel caso di un attacco di questo
tipo, come anche di una reale invasione e forse non ci sono consigli da dare.
Forse non c'è risposta al dilemma che una
società libera e aperta deve affrontare in una guerra fredda e segreta. In tempo
di pace, qualsiasi discussione a riguardo e ogni conseguenza, sono dolorose e
senza precedenti. Ma questo è un epoca di pace e di pericolo che non ha
precedenti nella storia. È dalla natura senza precedenti di questa sfida che
nasce il vostro secondo obbligo, un obbligo che condivido. È nostro obbligo
informare e mettere in guardia il popolo americano per essere certi che conosca
e comprenda tutti i fatti che deve sapere: i pericoli, le prospettive, le
finalità del nostro programma e le scelte da affrontare...
Ai vostri giornali non chiedo di
sostenere l'Amministrazione, chiedo invece il vostro aiuto nel fondamentale
compito di informare e mettere in guardia il popolo americano.
Nutro infatti un assoluta fiducia nella
risposta e nella fedeltà dei nostri cittadini a condizione che siano
completamente informati. Non solo non potrei soffocare le voci di dissenso fra i
vostri lettori, le auspico. Questa Amministrazione vuole essere trasparente nei
propri errori, perché, come disse un saggio: «Un errore non diventa madornale
finché non rifiuti di correggerlo». Vogliamo assumerci la piena responsabilità
dei nostri errori e auspichiamo che voi li indichiate quando manchiamo noi di
farlo. Senza dibattito, senza critica, nessuna Amministrazione e nessun Paese
può avere successo come nessuna repubblica può sopravvivere.
È questo il motivo per cui il legislatore
ateniese Solone definì un crimine per ogni cittadino rifuggire dal dibattito. Ed
è questo il motivo per cui la nostra stampa era protetta dal Primo Emendamento
l'unica attività in America specificamente protetta dalla Costituzione, che non
serve per divertire e intrattenere, per enfatizzare il triviale e il
sentimentale, o semplicemente per dare al pubblico ciò che vuole, ma per
informare, risvegliare, per riflettere, riconoscere i nostri pericoli e le
nostre opportunità, segnalare le nostre difficoltà e le nostre scelte, per
guidare, plasmare, istruire e a volte persino per fare infuriare l'opinione
pubblica.
Questo significa maggiore attenzione e
maggiore analisi delle notizie internazionali,perché non c'è più nulla di
lontano ed estraneo, ma tutto è vicino e ci riguarda.
Significa fare più attenzione al capire
le notizie e al perfezionarne la divulgazione. E significa che il governo, ad
ogni livello, deve onorare il proprio dovere di fornire più informazioni
possibili al di fuori dei più stretti limiti della sicurezza nazionale, e questo
intendiamo farlo. All inizio del Diciassettesimo Secolo Francis Bacon commentò
tre recenti invenzioni che stavano cambiando il mondo: la bussola, la polvere da
sparo e la stampa. Ora che i legami tra le nazioni tracciati all inizio dalla
bussola ci hanno resi tutti cittadini del mondo, le speranze e le minacce del
singolo sono diventate le speranze e le minacce di tutti noi.
I tentativi di vivere insieme,
l'evoluzione della polvere da sparo fino agli estremi ha messo in guardia
l'umanità sulle terribili conseguenze di un fallimento. Ed è quindi alla stampa,
biografa delle imprese dell'uomo, custode della sua coscienza, foriera delle sue
notizie, che ci rivolgiamo per avere forza e sostegno, fiduciosi che con il
vostro aiuto l'uomo diventerà ciò per cui è nato: libero e indipendente».
qui sotto potete ascoltare parte del discorso:
qui sotto potete ascoltare parte del discorso:
"Un patriota deve essere sempre pronto a difendere il proprio Paese contro il suo governo." Edward Abbey (scrittore statunitense)
PER APPROFONDIRE: "JOHN FITZGERALD KENNEDY: IL DISCORSO CHE FORSE SEGNO' LA SUA MORTE"
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