venerdì 21 dicembre 2012

NONOSTANTE TUTTO...BUON NATALE E BUON ANNO!

Abbiamo deciso di "rubare" questo divertente articolo di Alessandro Robecchi come augurio di Buon Natale e Buon 2013.
Un pezzo divertente e indicato per queste festività, che fa riflettere e che con ironia spiega perfettamente la situazione che l' italia e gli italiani stanno vivendo sulla propria pelle.
Ci sembrava un buon modo per Augurare a tutti voi un Sereno Natale con le Vostre Famiglie e un Felice (si spera) 2013...sperando che con il nuovo anno arrivino anche buone notizie!

*di Alessandro Robecchi

MAI PIU' SENZA: LA NUOVA "AGENDA MONTI 2013"

E’ il regalo di Natale che molti sognano e che verrà donato anche a chi non lo vuole: l’Agenda Monti. Non si parla d’altro, non c’è oggetto più desiderato, imitato, evocato, persino falsificato e venduto abusivamente sulle bancarelle del PdL – parlandone da vivo – e del Pd. E’ il gadget che non può mancare nel bagaglio dell’uomo politico italiano di destra, centro, centrosinistra, sinistra moderata, nonché nelle filiali di banca, centri decisionali piccoli, grandi e medi. Una vera febbre. Per ricordare un simile boom di richieste bisogna riandare ai tempi del Tamagochi o del primo I-phone. Già dalla caduta del governo dei tecnici si sono formate grandi code di acquirenti, ognuno bramoso di sventolare come un trofeo la sua Agenda Monti.
Ne esistono, ovviamente, molti tipi. C’è quella lussuosa, rilegata in pelle di esodato. Ne esistono circa 300.000 esemplari, anche se in un primo tempo il governo aveva detto di averne stampate solo 65.000, poi 120.000: un piccolo imbroglio sulla tiratura. Poi esistono edizioni meno costose e raffinate. Come quella in dotazione ai dirigenti del Pd, che sostengono di tenerne sempre sottomano una copia leggermente modificata rispetto all’originale. Non manca la versione più popolare, naturalmente, in formato tascabile, dedicata ai lavoratori dipendenti, ai precari, ai salariati in genere, per i quali però l’Agenda Monti sarà obbligatoria, e dovranno adottarla volenti o nolenti, chiunque sceglieranno alle urne.
Ma quali sono le peculiarità di questo oggetto tanto desiderato e ostentato dalla classe dirigente come uno status symbol e consegnato ai cittadini come un’imposizione dell’Europa? Intanto, l’Agenda Monti non ha domeniche, né sabati: si lavora sempre, perché pause e momenti di relax sarebbero mal interpretati dai mercati. Le festività sono pochissime. Tra queste, il 17 luglio (compleanno di Angela Merkel), Sant’Anselmo protettore dei conti correnti, oltre alle date (variabili) in cui bisogna effettuare il versamento del modulo F24, dell’Iva, dell’Imu e altre sacre ricorrenze. Non mancano, come nei migliori diari scolastici dedicati ai giovani e nei calendari popolari, piccole massime, proverbi, spigolature e consigli pratici di bricolage: come tagliarsi da soli la pensione, come aumentare la disoccupazione giovanile, come prorogare i contratti precari che si era promesso di regolarizzare addirittura con una riforma. Insomma, l’Agenda Monti si configura come una sapiente via di mezzo tra il calendario di Frate Indovino e un omaggio della banca.  
Ma cosa determina il clamoroso successo dell’Agenda Monti? Semplice. Intanto il fatto che nessun altro ha un’agenda. Al PdL ne hanno una sì, ma è piena di appunti con le date delle udienze, delle prescrizioni e di indirizzi dove far scappare i testimoni. Al Pd ne hanno una con molte pagine bianche: la gara d’appalto per decidere chi dovrà finire di stamparla è ancora aperta tra la Tipografia Vendola e le Arti Grafiche Casini. L’Agenda Grillo è in fase di stesura, ma già si sa che chi la prenderà in mano non potrà scriverci quello che vuole: dovrà aspettare ferree direttive da Genova. In sostanza, dunque, l’Agenda Monti è l’unica che abbiamo a disposizione e questo – insieme all’aggressivo marketing elaborato in Europa – la rende imprescindibile per la prossima legislatura. In effetti, un caso di monopolio politico-economico di cui l’antitrust dovrebbe occuparsi. Se non avesse, a sua volta, ricevuto il gentile omaggio di due Tir di Agende Monti in edizione extralusso.


* tratto dal sito http://www.alessandrorobecchi.it/

 


lunedì 10 dicembre 2012

FOCUS SULLA SANITA' VENETA



Giovedì 6 dicembre, presso la sala conferenze del Primhotel ad Oderzo, si è tenuto l’incontro-dibattito dal titolo “FOCUS SULLA SANITA’ VENETA-Quale futuro per Oderzo? Come cambierà la sanità veneta tra Spending Review e taglio dei posti letto”.
Ad organizzare la serata, la sezione locale della Lega Nord –Liga veneta, un incontro pensato proprio per fare chiarezza sui tagli alla sanità previsti dalla Spending review attuata dal governo tecnico.
Una serata incentrata però anche sul locale, e che è servita a rassicurare i cittadini opitergini presenti sulle voci di una possibile chiusura del reparto ostetricia , pediatria ed il pronto soccorso dell’ospedale di Oderzo.
Relatore della serata, l’Assessore regionale alla Sanità Luca Coletto presenti anche l’Assessore Regionale all’Agricoltura, l’opitergino Franco Manzato, Il Vice presidente del comitato dei Sindaci del Distretto socio sanitario n°4 Romano Astolfo.

L’intervento dell’assessore Coletto è partito da una considerazione generale, ossia che il costo della Sanità a livello  nazionale, è pari ad un 3/4% ossia 107 miliardi di euro, una cifra sostanziosa che fa capire l’importanza che  ha il settore Sanitario. Un Fondo quello della sanità, tra i più importanti ed essenziali , finanziato però in maniera modesta. Basti pensare che a livello Europeo, la sanità italiana è al penultimo posto, nonostante a livello regionale, la sanità veneta sia una delle più invidiate, e la sua eccellenza sia ampiamente riconosciuta. Ciò che è da notare-ha proseguito l’assessore Coletto- è che il settore sanitario in generale è caratterizzato sì da un buon servizio, ma solo a livello regionale, per l’appunto, e comunque non in tutte le regioni; basti pensare, per fare un esempio, all’Ospedale Umberto 1° di Roma, con  1000 posti letto si ritrova ad avere 360 primari, sì avete capito bene:360  P-R-I-M-A-R-I. Una situazione inaccettabile, soprattutto per regioni come la nostra che hanno già provveduto nel 2004 ad una razionalizzazione del settore, e che si ritrovano oggi a dover affrontare ulteriori tagli.
La Spending Review attuata dal governo infatti, si basa sui cosiddetti COSTI STORICI, prevede ossia che la Regione Veneto debba riferirsi alla situazione del 2004 per attuare gli ulteriori tagli. Senza considerare però che nel 2004 era già stata affrontata una razionalizzazione del sistema e che quindi i dati riferiti ad allora non possono essere portati a riferimento per la situazione attuale. Senza contare che altre regioni invece, non hanno mai affrontato tagli nel settore sanitario e tutt’ora non li affronteranno.
L’errore delle valutazioni sta proprio nell’attuazione dei COSTI STORICI anziché dei COSTI STANDARD (previsti con il Federalismo).
Nonostante questa difficile situazione, ha proseguito Coletto, la prerogativa della regione Veneto è quella di garantire ai propri cittadini i Servizi sanitari e l’occupazione. Il Veneto ha da parte sua una mobilità attiva, segno che la sua eccellenza e il servizio affidabile è riconosciuto non solo a livello regionale ma anche extra regionale. Molti infatti i pazienti che vengono a curarsi in Veneto. L’Obbiettivo nel futuro più prossimo sarà quello della Cartella clinica elettronica, che dovrebbe essere attiva già da metà del prossimo anno (2013). Grazie a questa novità, i dati dei pazienti saranno disponibili da qualsiasi posto del Veneto, ed ogni medico potrà essere così a conoscenza della cartella clinica del paziente, senza attese inutili e perdite di tempo.
Un intervento rassicurante quello dell’Assessore regionale, che ha anche garantito  che non c’è alcun pericolo per il reparto di Ostetricia e Pediatria dell’Ospedale di Oderzo. I numeri parlano chiaro, ha confermato.
Certo è che i tagli previsti dal Governo sono sostanziosi, si parla infatti di 14 miliardi a livello nazionale, 900 milioni-1miliardo solo in ambito regionale Veneto. Ciò che però l’assessore ha voluto sottolineare è l’importanza che ha la sanità veneta per la Regione, che farà tutto il possibile per salvaguardare il settore, in quanto  la sanità dev’essere considerata non come un costo bensì come un investimento.
Intervenuto alla serata, per un breve saluto, il Direttore Generale dell’Ulss 9 Claudio Dario, ha colto l’occasione per fare una panoramica dei servizi e dell’organizzazione attuata a livello trevigiano, una sanità quella trevigiana che garantisce assistenza a 420 mila abitanti. Diversi i servizi offerti, uno fra tutti la “centrale operativa” per le assistenze domiciliari: un numero apposito da contattare gestito da infermieri e medici che offrono la loro competenza a tutte quelle persone che assistono persone malate in casa e che fino a poco tempo fa si rivolgevano per qualsiasi cosa direttamente al 118 affollando così l’ambito ospedaliero.
Oggi, grazie a questo servizio le famiglie  si sentono rassicurate e supportate. Si garantisce così la vicinanza massima al cittadino.
il pubblico presente alla serata
Romano Astolfo ha analizzato invece le difficoltà che si possono riscontrare sulla sanità locale, da quelle economiche, come ampiamente spiegato dall’assessore Coletto, a quelle legate alla carenza di professionisti, sempre meno allettati dall’offerta degli ospedali locali.
Prendendo ad esempio l’Ospedale di Oderzo, questo oggi garantisce i servizi d’urgenza, prova ne è l’importante investimento per la ristrutturazione del pronto soccorso da poco inaugurato; e i servizi di utilizzo quotidiano e alle fasce più deboli (prelievi maternità).
Ora, la proposta  è  quella di creare un prodotto di “nicchia”, che possa diventare un’attrattiva e richiamare professionisti, andando così a sopperire anche al problema della carenza di personale qualificato.
A conclusione degli interventi, c’è stato un breve dibattito con il pubblico, una domanda in particolare ha suscitato la pronta risposta dell’Assessore Coletto. Un Medico di base presente in sala ha infatti posto l’attenzione sul problema della carenza dei medici di famiglia, un problema che sta diventando sempre più imminente, e che vede come possibile soluzione l’eliminazione del numero chiuso nelle università.
"Soluzione su cui personalmente mi trova d’accordo"-ha risposto Coletto-"con il numero chiuso infatti, oggi ci ritroviamo ad avere medici dalla Romania, piuttosto che dall’India, piuttosto che da i paesi dell’est Europa, ma questo non è l’unico problema. La Regione dovrebbe decidere le borse di studio in base alle necessità.
Oggi invece ci ritroviamo più borse di studio lì dove vi sono più posti letto, ma non una reale necessità di medici."
Una serata dunque che ha posto ancora una volta l’attenzione sul malandato “Sistema Italia”, un sistema che vede Regioni di serie A costrette a pagare per regioni di serie B.
Quale la soluzione? Affrontare il problema nel limite delle proprie possibilità , garantendo sempre i servizi in primis ai propri cittadini, ai cittadini veneti.
Perché questa volta chi deciderà di non fare, si assumerà  le proprie responsabilità, così come dovrebbe essere in un Paese normale!