martedì 6 dicembre 2011

“6,9 MILIARDI DI SACRIFICI SULLE SPALLE DELLA PADANIA”

Il gruppo leghista rende noti i dati sulla manovra previdenziale: “Costi sociali elevatissimi”

COMUNICATO STAMPA

Venezia, 6 dicembre 2011 – “Nel 2012 dovranno posticipare l’uscita dal lavoro 234.000 persone, che saliranno a quasi 490.000 nel 2013, fino a sfiorare le 553.000 unità nel 2014. i lavoratori direttamente toccati dalle nuove regole si concentrano soprattutto nelle regioni settentrionali (302.699 nel 2014) ed in misura più contenuta al Sud (141.268). Più sinteticamente, al Nord risiede il 55% dei lavoratori danneggiati da questa riforma, mentre al Sud tale percentuale non arriva al 26%”.

Così il capogruppo leghista Federico Caner e il vicecapogruppo Paolo Tosato commentano i dati, desunti da quelli ufficiali Istat e Inps, sulla modifica del sistema previdenziale nel decreto Monti. “Ancora una volta – dichiarano – il Nord e il Veneto, che ha una copertura previdenziale del 91,1% (96% pre-crisi), si accolleranno il peso di altre realtà dove la spesa pensionistica include una percentuale elevatissima di invalidità. La riforma Monti prevede infatti l’aumento del numero di anni di contribuzione necessari per accedere alle pensioni di anzianità: in luogo degli attuali 40 anni, i maschi dovranno lavorarne almeno 42 anni e le donne 41”.

“Questo avrà un notevole impatto sui lavoratori prossimi alla soglia dei 40 anni di contribuzione – spiegano i due leghisti -, e i presunti benefici per le casse pubbliche diverranno risibili se si considerano i costi sociali di una operazione del genere. Pensiamo alla funzione irrinunciabile che hanno i nonni per i loro figli che lavorano, e per i loro nipoti, con l’esigenza per gli Enti locali di ripensare o aumentare i servizi all’infanzia già gravati dai tagli centrali”.

“Dalle stime di Plancia, in Italia il prossimo anno dovranno posticipare l’uscita dal lavoro circa 234.000 persone, delle quali il 55% al Nord, mentre al Sud tale percentuale non arriva al 26%. La forbice si amplia ulteriormente se si considerano solo le lavoratrici direttamente coinvolte dall’aumento del numero di anni di contribuzione per ottenere la pensione d’anzianità. Su 108.716 donne che rimarranno di più al lavoro (dato riferito al 2014) ben il 60% si collocano al Nord (65.296), il 15% al Centro e il rimanente 25% al Sud. In Veneto, nel 2012 dovranno rimanere al lavoro 13.077 soggetti (di cui 2.900 donne), numero che salirà a 34.343 nel 2013 (13.168 donne) fino ad arrivare a 40.181 nel 2014 (11.364 donne). Tali dati consentono di effettuare un’ulteriore considerazione: il Veneto è la terza regione per numero di donne che dovranno “pazientare” per ottenere la pensione di anzianità, dietro solo a Lombardia e Piemonte”.

Un ultimo dato riguarda i risparmi di spesa per lo Stato: secondo le stime rese note dal Gruppo leghista, l’aumento del numero di anni di contribuzione consentirà una minore erogazione di pensioni pari a 5.1 miliardi nel 2012, 10.7 nel 2013 e 12 nel 2014. Ovviamente, ben il 57% di questi sacrifici (poco meno di 6,9 miliardi di euro) saranno a carico dei lavoratori e delle lavoratrici del Nord. “Una volta di più, come abbiamo visto con le modifiche sull’ICI – concludono Caner e Tosato – il governo Monti si sta dimostrando contro gli interessi del Nord. Pertanto bene fa la Lega a restare all’opposizione rispetto ad una manovra in cui non esiste traccia dell’equità tanto sbandierata dal premier”.

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