sabato 2 marzo 2013

ANALISI DEL VOTO: IL SUICIDIO DELLA DEMOCRAZIA

 Ad una settimana dal voto, proponiamo qui di seguito un analisi delle recenti elezioni politiche. Riflessioni ce ne sono molte da fare, ma quello che colpisce è che, ancora una volta, l'Italia e gli italiani non sono riusciti a fare una vera rivoluzione, come  la frase di Gattopardiana memoria “Occorre che tutto cambi perchè tutto resti com'è” , ci ritroviamo ad una settimana dal voto, a vedere sullo schermo della tv stracci che volano a destra e a manca, il bue che dà del cornuto all'asino. Non è cambiato nulla da "prima del voto" a "dopo il voto": la disoccupazione continua a salire, le imprese (piccole e medie) chiudono, la gente si ammazza, le banche si sfregano le mani....e noi? Pensiamo a Maradona che torna a Napoli..."c'est l'Italie"!
 da Piazzolanotizia
UN POPOLO D'INGOVERNABILE ECCELLENZA
"Si vergognerebbe la cara e vecchia Atene. Si vergognerebbe Socrate, Platone e Aristotele. Si vergognerebbe persino Benito Mussolini e forse arrossirebbe di vergogna anche Vladimir Lenin, senza forse… Sicuramente. Scenderebbe in piazza anche Che Guevara, alla sinistra di Adolf Hitler. E tutti in un’unica piazza, magari quella di San Giovanni a Roma, ormai divenuta storica nella coscienza politica italiana, ci schiafferebbero in faccia l’amara verità: “Cari italiani di politica non ci capite proprio un cazzo”. Tutti insieme, nessun escluso a prescindere dal colore politico. In un unico comizio ci sbatterebbero in faccia queste parole di delusa amarezza, perché si può dir quel che si vuole, ma i cittadini del Bel Paese dal passato non hanno imparato assolutamente nulla. 
Nessun applauso per loro, la verità non viene mai applaudita, perché la verità fa male. 
C’è chi urla al rinnovamento e chi sostiene che il Movimento 5 Stelle porterà una ventata di freschezza in tutta la Nazione. In Italia la ventata di freschezza arriverebbe solo se un governo, ogni tanto così tanto per, riuscirebbe a rimanere in piedi per tutta la legislatura. Una legislatura che permettesse di risanare tutto quello che di buono non c’è. E nello stivale d’Europa sono più le faccende irrisolte che quelle risolte. Avverrà il miracolo? C’è da dubitarne profondamente. Abbiamo da una parte un Pd che non sa assolutamente dove sbattere la testa, lo stesso Pd che avrebbe potuto stravincere candidando Matteo Renzi. Ma il protagonismo di scellerati senza gloria ha vinto su tutto. 
Ed è così che il bucolico Pier Luigi Bersani si è preso il suo attimo di gloria, senza sapere che si stava mettendo un cappio al collo. Il Pd ha perso due volte. Ha perso non riuscendo a sovrastare il M5S. Ha perso scontrandosi contro il Popolo delle Libertà e ottenendo una vittoria pressoché risicata. Risultato? L’assoluta ingovernabilità dell’Italia. Una favoletta che si ripete ormai da tempo. Che gli italiani fossero masochisti è risaputo, ma che lo fossero fino a questi punti nessuno lo poteva immaginare. In scena anche l’unico vero animale politico di una campagna elettorale giocata a manciate di voti. È lui il re indiscusso della riscossa all’ultimo momento, Silvio Berlusconi. Che lo si ami o che lo si odi il trombeur de femme è riuscito nell’impresa. Riportare il Pdl in pista. Certo Santoro e Travaglio gli hanno dato un grossissimo aiuto. Le sue battute anti-intellettuali hanno sempre successo, come le sue promesse lanciate lì quasi per caso sul piatto dell’irragionevolezza. Ed è così che ci ritroviamo però un Beppe Grillo che appoggia la candidatura di un Dario Fo al Quirinale. Lo stesso premio nobel che con una sviolinata di altri tempi ha elogiato l’M5S. Sembra quasi un voto di scambio. Io ti appoggio, tu mi fai diventare Presidente della Repubblica. Cosa c’è di rivoluzionario in tutto questo? E se è vero, come si vocifera, che Beppe Grillo aprirà al Pd? Fino ad oggi il netto niet agli altri partiti è stato da sempre un suo cavallo di battaglia e il fatto che lo si possa mettere in dubbio lo porrebbe alla stessa stregua degli altri partiti. 
Li vedremo tutti alla prova, vincitori e vinti. 
Ma con i dati usciti dalle urne, la vera rivoluzione di queste elezioni in definitiva è il suicidio della democrazia. L’annientamento della speranza e la consapevolezza che siano un popolo di ingovernabile eccellenza."
di Elena Testi